DENTRO I MISTERI DI VINCENT

di Vittorio Sgarbi

Soprattutto l’arte del ventesimo secolo ci ha consegnato un concetto di copia o imitazione alquanto curioso e singolare. Partendo, ad esempio, dal caso eclatante di un protagonista assoluto come Giorgio de Chirico, che negli anni della formazione era arrivato quasi al plagio nei confronti di Arnold Böcklin, suggestionato oltre misura da qualcosa di sotterraneo che albergava nella pittura del celebre maestro di Basilea, è facile, poi, in molti altri protagonisti del Novecento – Dalì su tutti – ritrovare una marcata propensione a riprodurre il già fatto, a misurarsi con qualcosa ritenuto o da ritenere, a torto o ragione, indiscutibilmente esemplare.

Del resto, quelli che sono fra i più inspiegabili umori di un secolo concluso soltanto per il calendario in taluni casi sembrano ancora oggi alimentare un esercizio pittorico votato alla riproduzione piuttosto che all’invenzione e corroborato, alla radice, da un’esigenza, probabilmente intima, di approfondire e comprendere ciò che appartiene al meraviglioso.

Questo, fra l’altro, accade nelle opere di Ida Parigi, dove la ripetizione di un modello assoluto, come quello rappresentato da Vincent Van Gogh, è da intendersi, più che come una copia, come un viatico conoscitivo di quelli che sono i grandi misteri, diresti gli enigmi, sepolti nella dolente inquietudine dei temi e dei colori dello straordinario maestro olandese.Stupisce, tuttavia, la maniera in cui Ida Parigi, giunta da poco tempo e da autodidatta pura alla pittura, riesca a misurarsi, con ossequio, certo, ma anche con ostinazione, dinanzi ad una delle figure più affascinati e al tempo stesso più complesse dell’arte mondiale di ogni tempo.

Riproduzione, Copia, Rivisitazioni, Falsi d'Autore olio su tela di Vincent Van Gogh by Ida Parigi: Autoritratto con Cappello di Feltro
Riproduzione, Copia, Rivisitazioni, Falsi d'Autore olio su tela di Vincent Van Gogh by Ida Parigi: Testa di Contadina con Copricapo Rosso

LA LUCE ED IL COLORE DI
VAN GOGH

di Isabella Bietolini

E’ la luce di Van Gogh quella che anima i “falsi” di Ida Parigi: una luce pennellata di colori, intensa e palpabile come una sensazione dell’anima. E’ qualcosa che brilla di vita autentica, che attrae l’occhio dell’osservatore e ne cattura prima l’attenzione , poi la meraviglia. Le copie rubate ai grandi della pittura sono diventate un classico, una sorta di specializzazione: e ci sono tanti modi per eseguirle, tecniche e metodi che s’imparano e si perfezionano con l’esercizio.

Non è il caso di Ida Parigi che si è scoperta tra le mani un’ispirazione apparentemente irrazionale, una capacità rara e innata di trattare colori e disegno e un tema appassionato e unico: le opere di Vincent Van Gogh. Si è trattato di un incontro tra spirito e passione, non meglio spiegabile altrimenti, ed il risultato sono questi quadri che non sono copie ma riproduzioni, luci e colori speculari, falsi e veri all’unisono, strati di pennellate che danno la vita all’universo dell’anima di uno tra i più grandi pittori di ogni tempo. Ida lavora ai suoi “falsi” con il contagocce dell’ispirazione: un filo d’erba può richiedere ore di lavoro, un prato qualche settimana. Un’intera riproduzione costa mesi di impegno. Ma poi,eccolo il miracolo: dalle cornici sontuose arriva quella luce, quel suono di colori , quel fascino da opera d’arte.